Concerto notturno in risaia.
Il pasto del curculionide.
Lissorhoptrus Oryzophilus, il coleottero curculionide chiamato anche punteruolo acquatico del riso, è dotato di apparato boccale masticatore con cui provoca nelle giovani foglie del riso delle scarificazioni longitudinali parallele alle nervature fogliari.
Questo simpatico insetto è diventato in pochi anni il peggior incubo dei risicoltori italiani in quanto è in grado di provocare ingenti danni alle coltivazioni di riso.
Semina a spaglio su risaia sommersa.
Sipha Glyceriae
Lissorhoptrus Oryzophilus
Carnaroli.
Acqua di risaia di Baraggia.
Protagoniste assolute.
Le annate come quella che stiamo vivendo sono di quelle che non scordi facilmente, soprattutto in Baraggia dove il ristagno idrico ti costringe spesso ad utilizzare le ruote in ferro dentate, quelle per seminare in acqua ma che a noi pochi giorni fa (precisamente il 18 maggio!!!!) sono servite anche per erpicare.
Il Monte Rosa
L’anno orribile.
Quello si qui vissuto è stato un’anno agronomicamente orribile. Il lavoro di preparazione dei terreni è stato in questi mesi mortificante, ce l’abbiamo messa tutta ma rispetto al normale ciclo vegetativo siamo indietro di 20 giorni.
Con oggi dovrebbe “chiudersi” una dieci giorni di pioggia costante ed impressionante.
Il simbolo di questi giorni di inizio primavera nelle nostre risaie.
Sono le ruote in ferro il simbolo del nostro lavoro in questi giorni di inizio primavera in Baraggia. Abbiamo già detto molto sui nostri terreni con elevata capacità di campo e fortemente soggetti al ristagno idrico ma un’annata agraria così condizionata dal maltempo non avevamo avuto ancora modo di raccontarla sulle pagine di questo blog.
Quella di quest’anno come diciamo noi è un’annata da ruote strette, le ruote in ferro che si utilizzano per le operazioni a risaia sommersa e che invece noi in questi giorni siamo costretti ad utilizzare anche per erpicare.
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Interminabile inverno
La Fiera in Campo 2010
Alcuni particolari dalla Fiera in Campo 2010 organizzata da Anga Vercelli, associazione giovanile di cui faccio parte e che in questi ultimi anni è riuscita a far diventare questa manifestazione un’importante punto di riferimento per l’agricoltura dell’Italia nord occidentale. Non solo l’alto numero di visitatori ma anche il livello e la quantità di macchinari e attrezzature in esposizione dimostrano quanto la Fiera in Campo sia importante per gli agricoltori, soprattutto in ambito risicolo.
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Riso Carnaroli Zaccaria, la nuova scatola.
Timballo di riso nero con passatina di fagioli di Saluggia e cotechino.
Eccellente ricetta fatta con il nostro riso nero (Otello, da non confondere con altri risi simili), i fagioli di Saluggia (un’istituzione nella nostra zona) e cotechino. Tutti e tre gli ingredienti principali vanno lessati separatamente. La passatina si prepara frullando i fagioli cotti, passandoli successivamente allo chinois. Il riso nero Otello si immerge in acqua fredda e si cuoce per circa 20/30 minuti dall’ebollizione; si scola, si condisce con un po’ di burro e si dispone a timballo su un piatto fondo. A questo punto si aggiunge la passatina di fagioli di saluggia e si dispone una fetta di cotechino sopra il timballo di riso nero. A piacere si aggiunge olio extra vergine di oliva.
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Sushi
Raffigurati in foto alcuni makizushi preparati dal sottoscritto con riso Sant’Andrea DOP. Ovviamente non sono fatti alla perfezione ma è tutt’altro che semplice. Il sushi è uno straordinario modo per condire il riso che non poteva che conquistarci. Si prepara utilizzando riso a grana tonda sbiancato completamente. Oltre ai tradizionali risi giapponesi si possono utilizzare anche le varietà italiane come il selenio a patto che siano ben lavorate e che non mantengano molti residui dell’embrione. Io utilizzo con ottimi risultari il Sant’Andrea e il Baldo, ovviamente Zaccaria. Per la cottura del riso per ragioni di tempo utilizzo una semplice bollitura. Scolato il riso lo lascio raffreddare in un contenitore piano e lo condisco con aceto di riso insaporito con sale e zucchero. Per la preparazione dei Makizushi (letteralmente sushi arrotolato) serve l’apposito tappetino, il Makisu, su cui si dispone l’alga nori (io preferisco di gran lunga quelle arrostite a quelle essiccate) sopra cui si adagia il riso. Disposto il riso si aggiunge la salsa wasabi ed ingredienti di vario genere. Si arrotola, si lascia riposare e infine si taglia. Presto altri dettagli…
Riso Arborio DOP, la scatola sottovuoto.
Carnaroli superiore, Carnaroli tradizionale, oltre al danno anche la beffa per l’unico riso degno di essere chiamato Carnaroli?
La discussione sulla nuova legge sul commercio interno del riso prosegue e da diverse fonti mi arrivano notizie su due possibili soluzioni che a quanto pare hanno acquisito consensi in questi giorni. Entrambe prevedono la differenziazione del riso Carnaroli originale, quello proveniente dalle coltivazioni della varietà medesima, come Carnaroli superiore oppure come Carnaroli tradizionale, mentre ai risi similari (varietà Karnak, Carnise e altre) verrebbe riservata la dicitura “riso Carnaroli”.
In altre parole il Carnaroli originale sarebbe addirittura costretto a cambiare denominazione di vendita mentre i risi ad esso simili utilizzerebbero il suo nome. Incredibile, oltre al danno quindi si prospetterebbe anche la beffa.
Risotto con salsiccia e zafferano. Barbaresco Pelissero 2003
Un risotto solo apparentemente semplice ma di grande intensità gustativa e molto strutturato. L’accompagnamento ideale per una magnum di Barbaresco da degustare in compagnia in una fredda serata invernale.
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Timballo di riso Baldo all’aceto di riso con salmone selvaggio dell’Alaska e salsa wasabi.
Carnaroli / Karnak, la legge che regola il commercio interno del riso deve essere equa e trasparente.
Una legge che disciplina il commercio di un prodotto agroalimentare ha l’obbligo di essere equa e trasparente nei confronti di tutte le componenti della filiera, dal produttore al consumatore finale. La garanzia di equità e trasparenza sta nell’etichetta che non può essere ambigua.
L’etichettatura del riso italiano prevede da sempre l’indicazione della varietà, sottoinsieme della sottospecie japonica che si distingue per caratteri propri che determinano all’atto del consumo importanti differenze. Ad esempio pur appartenendo alla sottospecie Japonica di Oriza Sativa L. le varietà Balilla e Carnaroli differiscono per una serie notevole di caratteri che li rendono due risi completamente diversi, sia nella morfologia che nelle proprietà di cottura. Le differenze fra le varietà vanno ben oltre la morfologia e il contenuto in amilosio e amilopectina, come si tende spesso superficialmente a fare. Nella formazione del granulo d’amido intervengono diversi enzimi, tre in particolare presenti in diverse isoforme sono responsabili della ramificazione dell’amido stesso. Proprio la ramificazione dell’amido è una delle ragioni che determinano le straordinarie peculiarità del riso tradizionale italiano. Particolarità che si riscontrano ampiamente nel risotto a patto di non limitare le sensazioni alla cottura del chicco e alla collosità. Tra le varietà di riso italiano ci sono una miriade di differenze meritevoli solo di essere esaltate e non di venire banalizzate nel segno dell’omologazione considerandole come gruppi o denominazioni di vendita. Un simile torto alla nostra storia, alla nostra cultura e alle nostre tradizioni una legge dello stato italiano non può farlo.
Carnaroli è e deve continuare ad essere esclusivamente il riso appartenente alla varietà chiamata e registrata con questo nome. Il Karnak è diverso, è un’altra varietà; è molto simile e questa somiglianza deve essere una risorsa e non un problema. Il Karnak deve essere definito con il suo nome o come riso tipologia Carnaroli. Chiamare e cioè etichettare il Karnak come Carnaroli è falso e lo sarà sempre anche se consentito dalla legge. Biologicamente il Karnak non è Carnaroli.
Il Karnak è un grande riso, chi l’ha creato, il dottor Eugenio Gentinetta è una delle persone più geniali che ha la ricerca italiana sul riso. Anche il Karnak merita di essere tutelato e non trattato da impostore. Il Karnak è una preziosa risorsa e dovrebbe a mio parere essere etichettato come Karnak (come peraltro fanno già alcuni produttori) oppure come riso “tipo Carnaroli” con la parola “tipo” in evidenza (non troppo ma nella parte frontale dell’etichetta) sulle confezioni per il mercato interno e in posizione marginale per quello estero (ex. scritta “Riso Carnaroli” frontale e “riso tipo Carnaroli” su un lato della scatola). Una differenziazione di questo tipo garantirebbe equità e trasparenza nei confronti della filiera intera compresi i consumatori.
Quanto ho scritto per Carnaroli e Karnak vale per Arborio – Volano, Baldo – Galileo e Sant’Andrea – Loto e altri similari e vuole essere una proposta per arrivare ad un’accordo di filiera per una nuova legge sul commercio interno del riso rispettosa dei diritti e della libertà di ogni componente del settore.
Buon anno.
Tanti auguri di buon 2010.