Premio il Paniere d’Italia al Riso S.Andrea DOP Zaccaria

Il giorno 23 Marzo 2023 abbiamo ricevuto a Roma, in un luogo stupendo, lo stadio di Domiziano, il premio il paniere d’Italia 2022 con il nostro riso Sant’Andrea DOP riso di Baraggia biellese e vercellese. Si tratta di un riconoscimento importante ed estremamente appagante, una gioia per tutti noi che quotidianamente lavoriamo per far conoscere ed apprezzare gli straordinari risi del nostro territorio come il S.Andrea. Grazie.

Torna il verde tra le risaie.

Il Loietto seminato a fine settembre spunta tra le paglie lasciate dal riso appena raccolto. Il Loietto italico, chiamato anche Loiessa o Loglio d’ Italia, è una graminacea straordinaria che si sta rivelando estremamente sinergica per la nostra risicoltura integrata e sostenibile. Nelle nostre risaie il loietto ha la funzione di dare una copertura vegetale al terreno durante i mesi freddi, migliorando la fertilità del terreno che arricchisce con le sue radici e la sua massa verde. Il loietto crescerà nelle nostre risaie per circa sei – sette mesi per poi essere interrato con il sovescio.

Riso Sant’Andrea 2014

Annata complicata per il riso Sant’Andrea che se seminato nel periodo più indicato, a subito le notti fredde di metà agosto cadute proprio durante la fioritura. La produzione è stata inferiore alle attese, la qualità è buona e come sempre nel complesso questo straordinario riso è riuscito a soddisfare le nostre aspettative.

Ustilaginoidea Virens

Sclerozio di Ustilaginoidea Virens, fungo a micelio demaziaceo agente eziologico del “falso carbone” che sporadicamente compare ai margini delle nostre risaie.  Trovarlo è sempre una piacevole sorpresa.

Pannocchie pendenti… nonostante tutto.

E’ un sollievo vedere pannocchie pendenti in quest’estate 2014. Significa che una parte del raccolto avrà la possibilità di andare a maturazione nonostante le temperature minime, in questi giorni sotto i 10° C. Molte altre pannocchie dei nostri pregiati risi sono purtroppo dritte e rimarranno così… perse. Anche quest’anno la Baraggia ha mostrato tutto il suo carattere. E’ stata un’annata difficile per la risicoltura ma come sempre in Baraggia tutto si accentua; a noi piace così e anche se la produzione sarà ridotta, abbiamo già importanti riscontri qualitativi e queste foto in parte lo dimostrano. Sopra e sotto Vialone nano, poi sant’Andrea e infine Carnaroli.

In mezzo al riso Sant’Andrea alla verifica del grado di maturazione.

Una passeggiata in mezzo al riso Sant’Andrea in uno splendido pomeriggio soleggiato di fine estate. Mancano pochi giorni all’inizio della mietitura che inizieremo in queste risaie. Si è sempre impazienti in questo periodo, la voglia di iniziare la raccolta è tanta. Riuscire a sfruttare le belle giornate di settembre è un grande vantaggio. La fretta però è spesso cattiva consigliera, ecco perchè verifichiamo con estrema attenzione il grado di maturazione del nostro riso che vogliamo raccogliere solo quando è completamente maturo.

Cremosissimo riso Sant’Andrea in risotto con zafferano e Testun di capra.

Con il riso Sant’Andrea Zaccaria (DOP Riso di baraggia biellese e Vercellese) si possono preparare eccellenti risotti dai chicchi molto consistenti e dalla cremosità unica.  Proprio la cremosità è la caratteristica principale del riso Sant’Andrea, è dovuta all’abbondante rilascio di amido che avviene durante la cottura e che consente di avere un’abbondante mantecatura naturale. Noi tiriamo fuori il massimo da questa storica varietà come dimostra l’eccellente consistenza e la grande tenuta alla cottura.

Nell’occasione l’abbiamo preparato allo zafferano con una leggera mantecatura fatta con un grande formaggio piemontese, il Testun di capra.

 

Carnaroli / Karnak, la legge che regola il commercio interno del riso deve essere equa e trasparente.

Una legge che disciplina il commercio di un prodotto agroalimentare ha l’obbligo di essere equa e trasparente nei confronti di tutte le componenti della filiera, dal produttore al consumatore finale. La garanzia di equità e trasparenza sta nell’etichetta che non può essere ambigua.
L’etichettatura del riso italiano prevede da sempre l’indicazione della varietà, sottoinsieme della sottospecie japonica che si distingue per caratteri propri che determinano all’atto del consumo importanti differenze. Ad esempio pur appartenendo alla sottospecie Japonica di Oriza Sativa L. le varietà Balilla e Carnaroli differiscono per una serie notevole di caratteri che li rendono due risi completamente diversi, sia nella morfologia che nelle proprietà di cottura. Le differenze fra le varietà vanno ben oltre la morfologia e il contenuto in amilosio e amilopectina, come si tende spesso superficialmente a fare. Nella formazione del granulo d’amido intervengono diversi enzimi, tre in particolare presenti in diverse isoforme sono responsabili della ramificazione dell’amido stesso. Proprio la ramificazione dell’amido è una delle ragioni che determinano le straordinarie peculiarità del riso tradizionale italiano. Particolarità che si riscontrano ampiamente nel risotto a patto di non limitare le sensazioni alla cottura del chicco e alla collosità. Tra le varietà di riso italiano ci sono una miriade di differenze meritevoli solo di essere esaltate e non di venire banalizzate nel segno dell’omologazione considerandole come gruppi o denominazioni di vendita. Un simile torto alla nostra storia, alla nostra cultura e alle nostre tradizioni una legge dello stato italiano non può farlo.
Carnaroli è e deve continuare ad essere esclusivamente il riso appartenente alla varietà chiamata e registrata con questo nome. Il Karnak è diverso, è un’altra varietà; è molto simile e questa somiglianza deve essere una risorsa e non un problema. Il Karnak deve essere definito con il suo nome o come riso tipologia Carnaroli. Chiamare e cioè etichettare il Karnak come Carnaroli è falso e lo sarà sempre anche se consentito dalla legge. Biologicamente il Karnak non è Carnaroli.
Il Karnak è un grande riso, chi l’ha creato, il dottor Eugenio Gentinetta è una delle persone più geniali che ha la ricerca italiana sul riso. Anche il Karnak merita di essere tutelato e non trattato da impostore. Il Karnak è una preziosa risorsa e dovrebbe a mio parere essere etichettato come Karnak (come peraltro fanno già alcuni produttori) oppure come riso “tipo Carnaroli” con la parola “tipo” in evidenza (non troppo ma nella parte frontale dell’etichetta) sulle confezioni per il mercato interno e in posizione marginale per quello estero (ex. scritta “Riso Carnaroli” frontale e “riso tipo Carnaroli” su un lato della scatola). Una differenziazione di questo tipo garantirebbe equità e trasparenza nei confronti della filiera intera compresi i consumatori.
Quanto ho scritto per Carnaroli e Karnak vale per Arborio – Volano, Baldo – Galileo e Sant’Andrea – Loto e altri similari e vuole essere una proposta per arrivare ad un’accordo di filiera per una nuova legge sul commercio interno del riso rispettosa dei diritti e della libertà di ogni componente del settore.